DOC DICA 33

Stitichezza

stitichezza

La stitichezza: definizione, sintomi, cause, diagnosi e trattamento

La stitichezza rappresenta uno dei disturbi gastrointestinali più comuni che affligge milioni di persone in Italia, con un impatto significativo sulla qualità della vita. Questo disturbo, noto anche come stipsi o costipazione, è caratterizzato da un rallentamento del transito intestinale con conseguente difficoltà nell'evacuazione delle feci. Secondo le statistiche attuali, circa il 15-20% delle persone in Italia si rivolgono annualmente al medico a causa di questo problema, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile e negli anziani. La stitichezza non è considerata una malattia in sé, ma piuttosto un sintomo di disturbi intestinali che può manifestarsi in forma acuta o cronica, quest'ultima caratterizzata da una durata superiore ai sei mesi. Comprendere la definizione, i sintomi, le cause, le opzioni diagnostiche e i trattamenti disponibili è fondamentale per affrontare efficacemente questo disturbo e migliorare il benessere intestinale.

Definizione della stitichezza

La stitichezza, o stipsi, viene definita clinicamente come una difficoltà o infrequenza nell'evacuazione intestinale con sensazione di incompleto svuotamento. Dal punto di vista medico, una persona è considerata stitica quando compie meno di tre movimenti intestinali a settimana. Questo disturbo è correlato alle abitudini intestinali individuali e alla frequenza di defecazione, che normalmente può variare da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana, a seconda dell'individuo.

Il rallentamento del transito intestinale caratteristico della stitichezza porta l'intestino a riassorbire eccessivamente l'acqua presente nelle feci, rendendo la massa fecale sempre più dura e difficile da evacuare. Si può distinguere tra costipazione passiva, che appare temporaneamente per cause esterne come cambiamenti nella dieta, stili di vita, stress o assunzione di alcuni farmaci, e stitichezza cronica o abituale, che persiste per lunghi periodi e richiede una diagnosi specifica per escludere possibili patologie sottostanti.

La stitichezza può manifestarsi con diversi gradi di severità, da forme lievi e occasionali a forme severe e croniche che richiedono interventi medici specifici. È importante notare che la stipsi acuta si distingue da quella cronica per la transitorietà del disturbo, che può manifestarsi dopo eventi specifici come interventi chirurgici, malattie acute o semplicemente dopo un viaggio, e generalmente si risolve in breve tempo una volta superata la fase critica.

Sintomatologia della stitichezza

I sintomi della stitichezza possono variare considerevolmente da persona a persona, ma esistono manifestazioni comuni che caratterizzano questo disturbo. Il sintomo principale è rappresentato dalla ridotta frequenza delle evacuazioni, con meno di tre movimenti intestinali a settimana. A questo si aggiunge la difficoltà nell'andare in bagno, che spesso richiede uno sforzo eccessivo durante la defecazione.

La consistenza delle feci rappresenta un altro indicatore importante: nella stitichezza le feci risultano particolarmente dure e secche a causa dell'eccessivo riassorbimento di acqua nell'intestino. Molti pazienti riportano anche la sensazione di evacuazione incompleta, come se l'intestino non si fosse svuotato completamente, e talvolta sono costretti a ricorrere a manovre manuali per facilitare l'espulsione delle feci. Non è raro che i soggetti con stitichezza manifestino anche feci di volume ridotto (le cosiddette feci caprine) o di forma nastriforme.

Il disagio addominale accompagna frequentemente la stitichezza e può manifestarsi sotto forma di gonfiore, dolore o crampi addominali. La presenza di gas intestinale e la flatulenza sono altri sintomi comuni, così come il meteorismo, che contribuisce alla sensazione di pienezza e distensione addominale. In alcuni casi, soprattutto nelle forme più severe, può verificarsi anche dolore durante la defecazione, che a sua volta può portare ad evitare l'evacuazione, instaurando un circolo vizioso che peggiora ulteriormente la stitichezza.

Da un punto di vista medico, si parla di stitichezza quando per almeno 3 mesi, anche non consecutivi, una persona ha sofferto di almeno due dei sintomi caratteristici sopra descritti. È importante riconoscere i sintomi di allarme come distensione e gonfiore addominali, vomito, sanguinamento, perdita di peso o comparsa improvvisa della stipsi in un intestino generalmente regolare, che possono indicare la presenza di patologie più gravi e richiedere una valutazione medica tempestiva.

Cause e fattori di rischio

Le cause della stitichezza sono molteplici e spesso interconnesse, spaziando da fattori legati allo stile di vita a vere e proprie patologie. La causa più comune è legata a fattori dietetici, in particolare alla mancanza di fibre nella dieta quotidiana. Una dieta povera di frutta, verdura e cereali integrali non fornisce all'intestino la quantità di fibre necessarie per stimolare la peristalsi e mantenere le feci morbide. A questa si accompagna spesso un'inadeguata idratazione, fondamentale per mantenere la consistenza ottimale delle feci.

Lo stile di vita gioca un ruolo cruciale nella regolarità intestinale. La sedentarietà contribuisce significativamente alla stitichezza, poiché l'attività fisica stimola naturalmente la motilità intestinale. Anche l'abitudine di rimandare lo stimolo alla defecazione, spesso per motivi di tempo o disagio nell'utilizzare servizi igienici pubblici, può portare a una progressiva desensibilizzazione del riflesso evacuativo. Lo stress e l'ansia rappresentano ulteriori fattori che possono alterare la normale funzionalità intestinale attraverso l'asse intestino-cervello.

Numerosi farmaci possono causare stitichezza come effetto collaterale. Tra questi figurano gli antiacidi contenenti calcio, gli analgesici (specialmente gli oppioidi), gli antidepressivi, alcuni anticolinergici, antistaminici, anticonvulsivanti e supplementi di ferro per via orale. Durante la gravidanza, i cambiamenti ormonali e la pressione dell'utero sull'intestino rendono la stitichezza un disturbo particolarmente comune nelle donne in attesa.

Esistono anche diverse patologie che possono manifestarsi con stitichezza. Le malattie endocrine come l'ipotiroidismo e il diabete rallentano la motilità intestinale. Le malattie neurologiche, in particolare il morbo di Parkinson, compromettono il controllo neuromuscolare dell'intestino. Le disfunzioni del pavimento pelvico, più frequenti nelle donne in seguito al parto o con l'avanzare dell'età, possono causare difficoltà nell'evacuazione (stipsi rettale). Patologie intestinali come la diverticolosi, le malattie infiammatorie croniche e, in casi più gravi, il tumore del colon-retto possono manifestarsi con stitichezza.

La stitichezza può essere classificata in due principali categorie in base alla sua origine: da un lato il problema causato da un rallentato transito delle feci nell'intestino, dall'altro da una difficoltà all'evacuazione (stipsi rettale). Questa distinzione è fondamentale per impostare un trattamento mirato ed efficace.

Diagnosi e valutazione clinica

La diagnosi della stitichezza inizia con un'accurata raccolta dell'anamnesi del paziente e un esame obiettivo completo. Durante il colloquio, il medico esplorerà le abitudini intestinali del paziente, la durata dei sintomi, la consistenza delle feci, la presenza di dolore addominale e altri sintomi associati. Particolare attenzione viene posta alle abitudini alimentari, all'idratazione, all'attività fisica e all'uso di farmaci che potrebbero influenzare la motilità intestinale.

Per i casi di stitichezza con una chiara eziologia (come l'uso di determinati farmaci, traumi o allettamento), il trattamento può essere impostato in modo sintomatico senza necessità di ulteriori indagini. Tuttavia, in presenza di sintomi di allarme come sangue nelle feci, dimagrimento improvviso, dolori addominali significativi o febbre, è necessario procedere con approfondimenti diagnostici.

La colonscopia rappresenta l'esame di prima scelta in questi casi, permettendo di esaminare l'intero colon alla ricerca di eventuali anomalie strutturali come polipi, tumori o diverticoli. Durante l'esame è possibile eseguire biopsie per escludere patologie infiammatorie o neoplastiche. Gli esami ematochimici di routine, compresi emocromo, ormone tiroideo (TSH), glicemia a digiuno, elettroliti e calcio, possono rivelare condizioni sistemiche che potrebbero causare o contribuire alla stitichezza.

Per i pazienti con stitichezza cronica che non risponde ai trattamenti convenzionali, possono essere necessari esami più specifici. La manometria anorettale è un esame altamente specializzato che valuta la funzione degli sfinteri anali e dei nervi del pavimento pelvico. Questo test, insieme al test di espulsione del palloncino, è particolarmente utile per identificare i disturbi del pavimento pelvico e la defecazione dissinergica.

Per valutare il tempo di transito intestinale, si utilizzano marker radiopachi (marker di Sitz) che vengono seguiti attraverso il tratto digestivo mediante radiografie seriali. Questo permette di distinguere tra stipsi a lento transito (con anomalie nello studio con marker radiopachi) e disfunzione muscolare del pavimento pelvico (con marcatori trattenuti solo nel colon distale). In alcuni casi può essere utile anche la defecografia, un esame radiologico che valuta la dinamica dell'evacuazione.

L'ecografia delle anse intestinali rappresenta un'ulteriore opzione diagnostica, permettendo di verificare la presenza di alterazioni a livello delle pareti intestinali senza l'invasività della colonscopia. Il test del sangue occulto nelle feci può essere indicato per escludere sanguinamenti non visibili ad occhio nudo.

Opzioni di trattamento e cura

Il trattamento della stitichezza segue un approccio graduale, partendo da modifiche dello stile di vita fino ad arrivare, nei casi più complessi, a interventi farmacologici specifici. La cura deve essere personalizzata in base alla causa sottostante, alla severità dei sintomi e alle caratteristiche individuali del paziente.

Le modifiche dello stile di vita rappresentano la prima linea di intervento per la stitichezza. Un'alimentazione ricca di fibre (25-30 g al giorno) stimola la motilità intestinale e aumenta il volume delle feci, facilitandone il passaggio. L'assunzione di adeguate quantità di acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno, è fondamentale per mantenere le feci idratate e morbide. L'attività fisica regolare stimola naturalmente la peristalsi intestinale, contribuendo significativamente al miglioramento della stitichezza. Altrettanto importante è rispettare la regolarità dei pasti e non ignorare lo stimolo alla defecazione, dedicando tempo sufficiente all'evacuazione in ambiente tranquillo.

Numerosi rimedi naturali possono essere utili per contrastare la stitichezza occasionale. Alimenti come kiwi, prugne, mele, frutti rossi, semi di chia, semi di lino e legumi sono noti per le loro proprietà lassative naturali. La fibra di Psyllium, le marmellate di cassia o tamarindo e miscele di oli (olio di vaselina, olio di mandorle e olio di oliva) possono lubrificare le feci e favorire l'evacuazione. Tisane alla liquirizia, alla malva o specifiche tisane lassative possono contribuire a stimolare il transito intestinale.

Quando i rimedi naturali non sono sufficienti, si può ricorrere a lassativi, preferibilmente sotto supervisione medica.

Per la stitichezza nei bambini, esistono approcci specifici che devono essere sempre concordati con il pediatra. 

Per la stipsi cronica resistente ai trattamenti convenzionali, è fondamentale un approccio multidisciplinare che coinvolga gastroenterologi, proctologi e, se necessario, radiologi e fisioterapisti specializzati nel pavimento pelvico.

Complicazioni potenziali

La stitichezza, se non adeguatamente trattata, può portare a diverse complicazioni, alcune delle quali possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla salute generale. L'accumulo anomalo di feci può causare in casi estremi un'occlusione intestinale, una condizione che richiede intervento medico immediato. Questo blocco può verificarsi in qualsiasi tratto del colon e rappresenta una delle complicanze più temibili della stitichezza severa.

Lo sforzo eccessivo durante l'evacuazione aumenta la pressione nelle vene attorno all'ano, favorendo la formazione di emorroidi. Nei casi più rari, questa pressione può causare anche il prolasso rettale, una condizione in cui il retto sporge attraverso l'ano. Il passaggio di feci dure e secche può provocare lesioni alla cute anale, come le ragadi anali (fissurazioni), che sono estremamente dolorose e possono sanguinare durante la defecazione.

Un'altra complicanza è lo sviluppo della malattia diverticolare, che si verifica quando le pareti dell'intestino crasso vengono danneggiate dall'aumento della pressione necessaria per espellere feci dure. Questa condizione porta alla formazione di sacche simili a palloncini o evaginazioni (diverticoli) nella parete intestinale, che possono infiammarsi (diverticolite), sanguinare e, raramente, rompersi causando peritonite.

La formazione di fecalomi, masse compatte di feci dure che si accumulano nell'intestino, rappresenta un'ulteriore complicanza, soprattutto negli anziani e nei pazienti allettati. Queste masse possono diventare così dure e voluminose da richiedere procedure di rimozione manuale sotto sedazione.

Una conseguenza meno evidente ma comunque significativa della stitichezza cronica è l'ipertono sfinteriale, una condizione in cui lo sfintere anale rimane contratto in modo anomalo, rendendo ancora più difficile l'evacuazione e creando un circolo vizioso di stitichezza e dolore. Questa condizione può contribuire alla riluttanza nell'evacuare, peggiorando ulteriormente la stitichezza e le relative complicanze.

Le complicazioni della stitichezza non sono solo fisiche ma possono avere anche un impatto psicologico, causando ansia, frustrazione e riduzione della qualità della vita. Inoltre, la stitichezza cronica può interferire con l'assorbimento di nutrienti e farmaci, potenzialmente compromettendo l'efficacia di terapie per altre condizioni mediche.

Consigli e prevenzione

La prevenzione della stitichezza si basa principalmente sull'adozione di uno stile di vita sano e di abitudini che favoriscono la regolarità intestinale. L'alimentazione gioca un ruolo fondamentale: è consigliabile seguire una dieta ricca di fibre, includendo quotidianamente frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Le fibre non solo aumentano il volume fecale ma accelerano anche il transito intestinale. Particolare attenzione va posta all'idratazione, assicurandosi di bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, quantità che può essere aumentata durante i mesi estivi o in caso di intensa attività fisica.

L'attività fisica regolare rappresenta un elemento chiave nella prevenzione della stitichezza, in quanto stimola naturalmente la peristalsi intestinale. Anche brevi camminate quotidiane possono fare la differenza, specialmente per le persone anziane o con mobilità ridotta. È importante ricordare che la sedentarietà è uno dei principali fattori di rischio per la stipsi.

Un aspetto spesso sottovalutato ma cruciale è quello di assecondare prontamente lo stimolo alla defecazione. Rimandare ripetutamente questo bisogno può portare a una desensibilizzazione del riflesso evacuativo e contribuire allo sviluppo della stitichezza. È consigliabile dedicare un momento specifico della giornata, preferibilmente dopo un pasto, per favorire la regolarità intestinale.

Per facilitare l'evacuazione, può essere utile utilizzare un panchetto di rialzo sul quale appoggiare i piedi durante la defecazione. Questa posizione, simulando quella accovacciata naturale, favorisce il rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico e facilita il passaggio delle feci.

La regolarità dei pasti è un altro fattore importante; mangiare a orari regolari stimola il riflesso gastro-colico e favorisce la motilità intestinale. È preferibile consumare pasti più piccoli e frequenti piuttosto che pochi pasti abbondanti, che possono rallentare la digestione.

In caso di stitichezza occasionale, è possibile ricorrere a rimedi naturali come tisane specifiche, alimenti con proprietà lassative (kiwi, prugne, semi di lino) o fibra di psyllium. Tuttavia, è importante non abusare di lassativi, anche naturali, per evitare di creare una dipendenza che potrebbe peggiorare il problema a lungo termine.

Per le donne in gravidanza, che spesso soffrono di stipsi a causa dei cambiamenti ormonali, è consigliabile adottare misure preventive sin dall'inizio della gestazione: movimento, idratazione e dieta ricca di fibre possono aiutare a ritrovare la regolarità intestinale senza presentare controindicazioni per il nascituro.

Infine, è fondamentale prestare attenzione ai segnali di allarme come la presenza di sangue nelle feci, dolori addominali intensi, febbre o stitichezza che si alterna a diarrea. In questi casi, è necessario consultare tempestivamente un medico, preferibilmente un gastroenterologo o un proctologo, per escludere patologie più gravi e ricevere un trattamento adeguato.

Conclusione

La stitichezza rappresenta un disturbo comune che, sebbene spesso considerato un problema minore, può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e, se trascurato, portare a complicazioni anche severe. La comprensione delle cause sottostanti, dei fattori di rischio e dei sintomi associati è fondamentale per un approccio efficace a questo disturbo. La maggior parte dei casi di stitichezza può essere gestita efficacemente attraverso modifiche dello stile di vita, in particolare adottando un'alimentazione ricca di fibre, assicurando un'adeguata idratazione e praticando regolare attività fisica.

È importante ricordare che la stitichezza può essere sia un disturbo isolato che un sintomo di condizioni mediche più complesse. Per questo motivo, in caso di sintomi persistenti o associati a segnali di allarme come sanguinamento, dolore intenso o alterazioni significative delle abitudini intestinali, è fondamentale consultare un medico. La diagnosi precoce e il trattamento appropriato non solo alleviano i sintomi ma prevengono anche le potenziali complicazioni a lungo termine.

Le opzioni terapeutiche disponibili oggi sono numerose e vanno dagli interventi sullo stile di vita ai rimedi naturali, fino ai trattamenti farmacologici e, nei casi più complessi, a terapie specializzate come il biofeedback. L'approccio al trattamento deve essere personalizzato in base alle caratteristiche individuali del paziente, alla causa sottostante e alla severità dei sintomi. In questo contesto, il ruolo dei professionisti sanitari, in particolare gastroenterologi e proctologi, è fondamentale per guidare il paziente verso la strategia terapeutica più appropriata.

La stitichezza, pur essendo un disturbo comune, non dovrebbe mai essere sottovalutata o considerata una condizione normale. Con l'approccio giusto e un'adeguata attenzione alla prevenzione, la maggior parte delle persone può gestire efficacemente questo disturbo e migliorare significativamente il proprio benessere intestinale e la qualità della vita complessiva.

Consultare il medico se la stitichezza è persistente o grave, se è accompagnata da altri sintomi come dolore addominale, sanguinamento rettale o perdita di peso.

APPROFONDIMENTI

Reflusso e stipsi